La partenza per la definizione della divisione ereditaria è la definizione delle quote che spettano agli eredi.
Per poter procedere alla divisione dei beni, i potenziali eredi, prima devono accettare l’eredità e poi procedere alla attribuzione per quota. Per formare le quote, in assenza di testamento o in caso di contestazione del testamento, si forma la massa dei beni che appartenevano al defunto al tempo della morte; si detraggono i debiti in modo da far rimanere solo l’attivo (relictum); si riuniscono fittiziamente i beni di cui sia stato disposto a titolo di donazione, secondo il valore che hanno al tempo della successione; dalla somma dell’attivo e delle donazioni si forma l’asse ereditario sul quale viene calcolata la quota disponibile e la quota legittima.
Con questa modalità tutti gli eredi legittimari ricevono la quota loro spettante.
Ad esempio in caso di un appartamento e più eredi, può accadere che uno degli eredi acquisisca per intero l’appartamento e liquidi le quote agli altri eredi. Può altresì accadere che il bene sia messo in vendita. In entrambi i casi se gli eredi non sono d’accordo ci si rivolge ad esperti valutatori o ad agenzie immobiliari per determinare il valore dell’immobile e poi procedere alla vendita e alla liquidazione delle quote.
Molto spesso gli eredi supervalutano i beni entrati nell’asse ereditario, ad esempio, la casa della mamma ricca di ricordi, il cui valore economico sul mercato immobiliare è invece pari al costo di un garage al centro delle Città metropolitane; anche mobili, quadri, gioielli quando sono valutati da esperti, possono riservare amare sorprese quali la loro non autenticità. Si consiglia ai coeredi di procedere con una divisione amichevole attraverso i loro legali, visto che con una divisione giudiziale trascorre molto tempo, i beni hanno comunque un costo per la loro manutenzione e possono perdere valore economico.
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